Le due parrocchie di Favria appartengono alla diocesi di Torino.
Già nell’elenco delle chiese che nel 1386 pagavano il cattedratico, figuravano la “Ecclesia di S.ti Michaelis de Fabbrica”, mentre la chiesa di “S.ti Petri de Peza” faceva riferimento alla diocesi di Ivrea. Soltanto nel 1817, per bolla pontificia, Favria passò sotto il controllo di Torino.
La chiesa di San Michele è situata nella zona occidentale favriese confinante con Busano e nell’antichità l’immobile era all’interno del cosiddetto “Castro Fabricae”, un ricetto leggermente elevato e fortificato. Il suo ingresso della chiesa, rivolto ad occidente secondo lo schema tipico, era quindi opposto a quello attuale ed era accessibile dal ricetto che si estendeva a sera, presso l’orto del vicino Castello. Dell’antica chiesa poco rimane; soltanto la parte primitiva del campanile, è riconducibile allo stile romancio dai ritmati archetti pensili a modulo quaternario. La chiesa fu anche utilizzata come Confraternita e fu definitivamente abbandonata dopo gli anni ’60 quando avvenne la sconsacrazione e l’immobile fu trasformato in salone polifunzionale
La facciata di San Michele nel contesto urbano
Come già accennato, non rimangono tracce visibili dell’antica chiesa, contemporanea al campanile romanico addossato al fianco nord. L’attuale facciata, come la vediamo al giorno d’oggi (frutto di rimaneggiamenti settecenteschi), prospetta su Piazza Martiri, pieno centro storico della cittadina favriese. La facciata, sobria e lineare, è arretrata rispetto all’asse della via principale, ma domina su tutta la piazza essendo costruita su un rialzo del terreno. Il restante edificio è stato ulteriormente rimaneggiato verso la fine degli anni ’60, quando la chiesa venne sconsacrata per essere destinata a salone polivalente per organizzarci al suo interno mostre, conferenze, convegni, concerti, conferenze e serate teatrali e culturali. Le varie associazioni di Favria utilizzano da sempre questo salone per le loro molteplici attività ricreative e culturali. Risulta evidente che se la facciata settecentesca di San Michele venisse correttamente restaurata, questa potrà certamente costituire un punto un punto focale di tutto rispetto nell’immagine certamente appannata della piazza attuale.